Il comune di Montorso Vicentino si estende su una superficie di 9,23 kmq, con una popolazione di circa 3000 abitanti. Sviluppato sulle propaggini orientali dei Monti Lessini, si inserisce alla fine della Valle del Chiampo aprendosi, verso sud, alla pianura veneta. Confina con i Comuni di Arzignano, Montecchio Maggiore, Zermeghedo, Montebello Vicentino e Roncà.

Montorso, quindi, gode di una posizione geografica favorevole da più punti di vista, collocandosi appunto nella parte inferiore della vallata, vicino alla pianura padano-veneta. La presenza di colli poco ripidi, della pianura e di corsi d’acqua abbastanza ricchi, come il fiume Chiampo ed il torrente Rodegotto, hanno favorito nei secoli scorsi la formazione del centro urbano. La vicinanza alla pianura padano-veneta ha infatti permesso lo stanziamento degli abitanti, la creazione di importanti vie di comunicazione e un intenso sviluppo economico di tipo artigianale-industriale. Non solo il settore secondario ma anche le attività agricola è peculiarità del luogo: le coltivazioni sono favorite da un suolo ricco di minerali e dall’abbondante idrografia e riguardano soprattutto coltivazioni di cereali, della vite e di ulivi, sia in pianura sia in collina, creando stupendi paesaggi naturali.

La struttura dell’insediamento è semplice: il nucleo principale del paese, concentrato attorno al centro; la frazione di Ponte Cocco situata a nord; la zona della Roggia, ad ovest, che si trova al di là del fiume Chiampo, caratterizzata dalla presenza di case sparse e di campi coltivati.

Anticamente era chiamato “Montursium” o “Montursio”: il toponimo deriverebbe o da “monte” e dal nome proprio romano “Ursius” o “Ursus” oppure dal nome del nobile Orso (appartenente all’antica famiglia dei Trissino), che avrebbe fatto edificare l’antico castello sul Colle Fratta, ora sede del cimitero, e quindi probabilmente il nome originario era “Castrum Montis Ursi”, da cui l’attuale Montorso.

Le prime notizie certe riguardanti la comunità di Montorso sono legate all’origine del castello, “fortissimo”, secondo le fonti storiche del periodo, costruito tra il X e il XII secolo sul Colle Fratta e distrutto da Alberico da Romano nel 1242, restaurato poi dai Padovani come avamposto per frenare l’avanzata degli Scaligeri di Verona. In seguito dominarono i Visconti e, dal 1404, la Repubblica di Venezia. Nel 1513, all’epoca della guerra di Cambrai, il castello fu bruciato dai tedeschi e poi ricostruito dai Vicentini. Quindi il paese passò sotto la dominazione della Repubblica di Venezia e ne seguì le sorti. Del castello sono rimaste anche alcune mura, tuttavia oggi in rovina e, ai piedi del colle, un’abitazione privata che è stato ipotizzato potesse essere l’entrata al castello. Questo edificio venne adibito a canonica della chiesa che si ergeva sul colle della Fratta. Da questa costruzione, infatti, si poteva accedere alla strada che portava alla cima del monte e quindi al castello. Oggi il Colle della Fratta ospita il luogo sacro del cimitero comunale e, per raggiungerlo, si può percorrere l’antica strada che portava al Castello.

Montorso Vicentino oggi è un ridente centro, una realtà economico sociale varia e vivace, nonostante le sue modeste dimensioni. Dalla strada provinciale Valchiampo che attraversa tutta la vallata del Chiampo, possiamo entrare a Montorso Vicentino attraverso la grande rotatoria, realizzata nel 2007, punto di passaggio quasi obbligato per raggiungere anche i centri limitrofi. Da qui, percorrendo una delle strade più antiche e principali del piccolo comune, via Luigi da Porto, si accede quasi direttamente al centro della vita cittadina.

Il centro cittadino si concentra tra i due colli principali: il Monte Grime e il Colle Fratta. Tra i due l’elemento che spicca, è appunto il complesso di abitazioni e la Chiesa parrocchiale dedicata a San Biagio, con il maestoso campanile. È un paesaggio caratterizzato da una generale armonia tra gli elementi naturali e quelli artificiali, risultato dell’intenso lavoro dell’uomo. La piazza principale, Piazza Malenza, è da sempre punto di riferimento per tutti i cittadini montorsani e pertanto è stato progettato un ampliamento realizzato nel 2008; da quella che, nei cuori di molti, è stata e rimane ancora “piazza Colle”, oggi, si può godere di una vista su tutto il territorio circostante.

Nelle fonti storiche, la più importante descrizione riguardo il territorio di Montorso ci viene offerta da Luigi da Porto, nobile letterato e condottiero vicentino. Egli, dopo aver prestato servizio per la Repubblica di Venezia durante la guerra di Cambrai, nel 1511 si trasferì a Montorso, per lui luogo di convalescenza e di villeggiatura, dove si dedicò agli studi e alla letteratura. La sua creazione letteraria più importante, composta durante la sua permanenza a Montorso e probabilmente nel 1517, è la “Historia novellamente ritrovata di due nobili amanti con la loro pietosa morte intervenuta già nella città di Verona al tempo del signor Bartolomeo della Scala”, meglio conosciuta come “Giulietta e Romeo”, resa immortale dall’omonima tragedia di Shakespeare. Scrisse anche le “Lettere storiche” dal 1509 al 1513 e compose numerose Rime tra le quali si trova il sonetto dedicato a Montorso:

“Ventura, mentre tu nel bel terreno
Che l’Alpi, il mare e la Livenza chiude
Dove le mie avventure fur sì crude,
Ti stai, servendo di gran fede pieno,
Io nel Montorso mio dolce et ameno
Vivo fra gente boscareccia et rude
E drizzo il cor quanto posso a virtude,
Disgombrando viltà fuor del mio seno.
Qui mi sto solo: et or di sopra un colle
Miro il gran piano e l’ondeggianti biade;
Or fo d’un tronco a me stesso colonna.
Or veggio il tuo Merlin pien di beltade:
Or capre, or agni pascer l’erba molle;
E sol bramo te meco, e la mia donna”.

Seppur in modo molto breve, offre un’immagine di Montorso in età moderna, che nonostante gli intensi sfruttamenti e cambiamenti portati dai secoli, rimane ancora viva: un paese rurale, nel quale la nobile famiglia dei da Porto poteva trovare tranquillità e scappare dalla vita frenetica della città di Vicenza, dalla quale proveniva. Oggi Montorso conserva questa antichissima caratteristica: una campagna idilliaca e tranquilla che racchiude un passato importante. Un borgo un tempo esclusivamente agricolo, tranquillo e protetto e che, nonostante le continue trasformazioni, ha mantenuto la propria identità e la capacità di coniugare in sé i segni del passato e le attività più recenti.

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