La villa privata è visitabile su appuntamento e offre ospitalità come B&B
VILLA TRISSINO
Le Barchesse di Villa Trissino, progettate tra il 1553 e il 1567 circa, sono l’unica parte superstite del progetto mai compiuto per una villa veneta di Andrea Palladio a Meledo di Sarego (Vicenza), sulle rive del fiume Guà. Il complesso è stato inserito nel 1996 nella lista dei Patrimoni dell’umanità dall’UNESCO. Negli anni 2010-15 è stato oggetto di restauro che lo ha riportato in condizioni di fruibilità, dopo avere versato a lungo in cattivo stato di conservazione.
La villa fu commissionata al Palladio dai fratelli Francesco e Ludovico Trissino, figure di primo piano dell'aristocrazia vicentina e committenti palladiani non solo a Meledo ma anche per un palazzo a Vicenza in contra’ Riale (1558). Iniziata nel 1553, avrebbe dovuto essere la più grande e imponente villa di tutto il vicentino, ma non venne mai eseguita nella sua interezza, perchè i lavori si interruppero nel 1562 a causa della morte di uno dei due fratelli, Ludovico Trissino.
Il progetto palladiano per villa Trissino, presentato nei Quattro Libri dell'Architettura di Andrea Palladio, prevedeva un edificio padronale, composto da una sala rotonda centrale, coperta da un'alta cupola e circondata da stanze. Ai lati avrebbero dovuto esserci due grandi porticati ad esedra, seguiti, più in basso, da due barchesse con colonne tuscaniche, agli angoli del cortile erano previste due colombare. Una grande scalinata avrebbe portato dal giardino, compreso tra le due ali dei rustici, al vasto ripiano su cui avrebbe dovuto sorgere il pronao della villa (sull'alto della piccola collina dove ora esiste la chiesa parrocchiale).
Del grandioso progetto restano solo parte del muro di cinta, interrotto al centro da una porta a bugne rustiche, la torre colombara e una barchessa che si affacciano sul fiumicello Brendola, e una seconda barchessa posta di fronte alla prima. L'uso non solo utilitario della torre colombara è attestato dal fatto che gli ambienti al piano terra sono dotati di camini e decorati con grottesche, attribuite da alcuni a Bernardino India da altri ad Eliodoro Forbicini.
Sul lato est della corte rurale, è presente una casa di epoca quattrocentesca, di cui si notano le due monofore gotiche sulla facciata verso la strada.