Il Castello è residenza privata, pertanto per eventuali visite vanno contattati gli attuali proprietari.
Il Castello ha visto passare tutte le principali famiglie di feudatari dell’area i Maltraverso, i Della Costa, i Baretta e i Conti da Lozzo, fino all'arrivo dei Bissari, nel 1285, anno in cui il castello venne ricostruito dopo la distruzione portata da Ezzelino III nel 1241. Da annoverare anche le aggiunte successive che risalgono all’epoca cinquecentesca con la costruzione di due finestre nel lato sud-ovest, la porta d'ingresso dal porticato e quella interna di fronte. In epoca Settecentesca fu poi costruito il balconcino a sud-ovest. Il Castello fu di proprietà della famiglia Sforza fino al 1859, quando fu acquisito dal nobile Guardino Colleoni, che lo ristrutturò caratterizzandolo con una forma medievale. Fu dunque venduto alla famiglia dei nobili Aleduse De Buzzaccarini De Vetulis che, nel 1894, intervennero ulteriormente facendolo diventare una residenza signorile. Infine, nel 1973, fu acquistato dalla famiglia Putin (attuali proprietari) che lo restaurò nel 1979.
Pregevole anche l'oratorio di Sant'Antonio, una piccola chiesetta presente all'interno d el parco del castello restaurata a inizio Novecento dai nobili De Buzzacarini aggiungendo anche un campanile. All'interno della chiesetta le pareti sono affrescate da opere di Gino Raselli di Asolo.
UN PO' DI STORIA
I Bissari rappresentano una delle famiglie più antiche di Vicenza - il Mantese la definisce una delle famiglie popolane d'antichissimo ceppo, per differenziarla da quelle dell'antica nobiltà feudale - protagonista nella vita della città sin dal Basso Medioevo. Secondo alcuni storici locali, proprio in casa dei Bissari nacque la pars comitis, la fazione di coloro che, capeggiati dal conte Uberto Maltraverso, voleva combattere la signoria vescovile.
Il periodo Veneziano
La potenza della famiglia, grazie alla grande disponibilità di denaro, viene confermata dall'operazione finanziaria compiuta dal padre e dallo zio del conte di Costa Fabrica: Gualdinello e Vito Bissari. I due, infatti, divennero gli acquirenti della villa di Sovizzo (precedentemente dei Trissino) per 27.000 lire. Nel 1510 nel Consiglio dei Nobili i Bissari possedevano ben 8 posti.
Pietro Paolo Bissari (Vicenza 1595 - 1663). Figlio di Sforza - conte di Costafabbrica (oggi Costabissara) e Castelnuovo - e di Giulia Trento, ricevette in eredità dal padre un cospicuo patrimonio che gli permise di vivere senza dover lavorare. Ebbe una relazione con Isabella Largari, donna sposata dalla quale ebbe dei figli, situazione che gli impedì di formarsi una famiglia legittima. In vari anni collaborò con l'Accademia Olimpica, nel 1625 divenne commendatore, divenne Principe degli Accademici, partecipò all'Accademia degli Incogniti, fondò l'Accademia dei Rifioriti. Scrisse alcuni melodrammi e spiccò per le capacità sceniche a suo tempo molto apprezzate.
L'ultima generazione e il declino
Dopo tanti secoli di potere, la casata vide la sua ricchezza fondiaria dimezzarsi a causa di una contestazione di titoli feudali, da parte di un'altra linea Bissari. Ciò iniziò al tempo di Enrico Gaetano Bissari (1678-1758), eminentissimo letterato, membro dell'Arcadia, Principe dell'Accademia Olimpica. Studiosissimo, tradusse varie opere teatrali francesi greche e latine. La contestazione feudale si risolse nel 1759 con il furto di alcuni documenti importanti da parte di Gualdinello Bissari, dell'altra linea, cavalier servente della nuora di Enrico, Teresa Capra, moglie di Girolamo Saverio Bissari (1720-1786) e madre degli otto figli: Giovanni, Angelo, Camillo, Luigi, Pietro, Enrico, Mario e Francesco.
Di Giovanni si sa molto poco, era storpio e morì presto. Angelo pur volendo esser prete - non fu accolto dalla gerarchia, ma vestì sempre l'abito ecclesiastico.
Camillo, Commendatore di Malta (1757-1796), primogenito, celibe, fu ucciso dal servo di suo fratello Enrico, Stefano Gennari. Si vociferò che il mandante fosse proprio il secondogenito Enrico, per succedergli nella primogenitura, ma non risultò mai nulla di concreto. Il reo confesso, fu poi giustiziato nel 1797. Nell'archivio, il fascicolo intestato al reo è assolutamente vuoto, il che desta certamente dei dubbi.
Enrico, come anche gli altri suoi fratelli, Pietro (1767-1820), Luigi (1770-1839) e Mario (1769-1835) fu molto attivo durante le occupazioni francesi appoggiando subito la Municipalità Provvisoria ed occupando cariche in prima persona. Tutti furono Cavalieri di Malta.
Pietro si interessava di migliorie in agricoltura. Luigi si occupava di meccanica e fu consigliere di prefettura. Mario, il più giovane si arruolò e divenne capo di battaglione di truppe cispadane.
Francesco (1768-1850) si arruolò nell'esercito savoiardo, ma per una troppo lunga assenza ne fu congedato. Di questi solo Mario e Francesco ebbero discendenza e solo Francesco ebbe un maschio: Girolamo Enrico Sforza. Nel 1851 questi venne investito del feudo di Castelnovo e Costa Fabrica e divenne residenza ufficiale del generale Durando, incaricato di difendere Vicenza durante i moti del 1848. Recatosi a Torino per una promozione militare, morì in circostanze misteriose - afferma Giovanni da Schio- cadendo da una finestra, "forse aiutato da persona ch'era con lui" il 2 maggio 1859.
Con lui, si estinse la discendenza Bissara. La proprietà venne divisa fra le due sorelle. A causa delle controversie delle discendenti, il castello venne affidato a Guardino Colleoni e la proprietà fondiaria venne ripartita fra Francesca Bonacossi, Teresa Dal Bovo Brognoligo e Gabriella Bissari. Colleoni, nel 1894, vendette il castello alla famiglia del nobile Marchese Aleduse De Buzzaccarini De Vetulis, che lo ampliò e lo arricchì.
Il Castello è residenza privata, pertanto per eventuali visite vanno contattati gli attuali proprietari.