La Rocca Pisana, villa cinquecentesca che signoreggia sui colli leoniceni, caratterizzata tanto per la posizione e la struttura architettonica, fu commissionata nel 1576 da Vettore Pisani, lo stesso che commissionò al giovane architetto Andrea Palladio il progetto di Villa Pisani a Bagnolo.
Questa volta, però, il progetto fu affidato all'architetto Vincenzo Scamozzi che nel suo trattato “La idea dell'architettura universale” (1615), descrive le caratteristiche architettoniche della villa: "Signor Vettor Pisani... gentilhuomo di molto giudicio, e generosità d'animo nonostante avesse già fabriche in fraterna ne poderi di Bagnoli, volse nondimeno edificar da sé, per aver luogo presso Lonigo, per diporto in aria più sana."
Il nome si deve al fatto che la famiglia Pisani fece innalzare la villa ove prima sorgeva l'antica fortezza, che fu distrutta da Ezzelino da Romano nel XIIl secolo. Dal punto in cui si situa la villa è possibile scorgere tutta la Pianura sottostante. Tramandata nel corso dei secoli tra gli appartenenti della famiglia Pisani, la Villa è stata oggetto di restauro attorno agli anni cinquanta per volontà dei conti Leonardo e Rosetta de Lazara Pisani.
La Rocca ha una struttura austera e geometrica ma in armonia con il paesaggio.
Il volume di pianta quadrangolare è sormontato da una cupola di forma ottagonale. La facciata si contraddistingue per il pronao neoclassico decorato da sei colonne in stile ionico, chiuse da due ali laterali compatte, sormontate da un timpano dentato.
Gli altri tre lati si aprono sulla campagna con una serliana.
Internamente la Rocca è articolata in uno spazio circolare attorno al quale si aprono quattro nicchie simmetriche, tre corridoi, il pronao e, ai lati di questo, due stanze rettangolari parallele di ampiezza equivalente a quella del pronao stesso.
Alle pareti si alternano aperture circolari, ellittiche e quadrate. Dall'apertura della cupola, un oculo aperto, in corrispondenza del quale, sul pavimento si trova una griglia in marmo che ha la funzione di raccogliere l'acqua piovana, entra la luce verticalmente e si interseca con quella proveniente dalle serliane e dalla loggia. Posizionandosi nel mezzo della sala circolare, lo spettatore si troverà al centro dei quattro punti cardinali a lui visibili dalle aperture ai lati della villa. La cura dell'architetto nella progettazione è stata volta anche allo sfruttamento interno degli spazi: dalla dimensione ridotta dell'area lo Scamozzi ricava delle stanze abbellite con soffitti a crociera e con aperture ovali e rettangolari che si affacciano sulla sala centrale.
L'arredo comprende anche mobili del '500 appartenenti alla famiglia Pisani (che tuttavia non abitò mai nella villa), ma l'ambiente delle stanze appare sobrio ed austero privo di affreschi o dipinti, proprio per far risaltare la purezza della pietra e la solennità spaziale.
All'esterno, ben distanziate dalla villa e situate ad un livello inferiore, aspetto che rimarcava la differenza di estrazione sociale ed economica dei lavoratori rispetto a quella dei proprietari, si trovano due edifici: la scuderia e la "Gastaldia" o barchessa. Tali costruzioni nel corso degli anni tali annessi hanno subito diverse modifiche, tanto che alcuni dubitano che l'attuale fisionomia sia interamente riferibile allo Scamozzi.