Villa Barbarigo, oggi sede municipale, si sviluppa in altezza per quattro piani.
Quello terreno, quasi uno zoccolo ideale interrotto solo dalle due scale del pronao, sostiene il piano nobile, destinato alla vita pubblica, e il secondo, riservato a quella privata. Alla sommità, l'abbaino. Nelle ali un colonnato tuscanico ritma il piano nobile. Il corpo centrale, compatto in tutto il suo sviluppo verticale, reca al centro una loggia, tuscanica sotto e ionica sopra, coronata da un frontone.
I tre corpi di fabbrica che sporgono dal prospetto posteriore risalgono alla fine dell'Ottocento. I fianchi, di ridotta profondità, fanno pensare, per la asimmetrica distribuzione delle aperture, a tempi diversi di esecuzione.
E’ conosciuta anche come "villa dei Dogi", per gli affreschi realizzati da artisti come Antonio Foler, Antonio Vassillacchi detto l'Aliense e Luca Ferrari da Reggio. Se, infatti, le pitture del secondo piano (risalenti alla metà del diciassettesimo secolo) sono caratterizzate da toni più intimisti, da un più accentuato gusto letterario, nel piano nobile - destinato ad udienze pubbliche e quindi più ufficiale - sono narrate le imprese dei più illustri esponenti della famiglia e sono effigiati i due Dogi Marco ed Agostino.
Il vastissimo ciclo di affreschi, in origine esteso per 430 mq, è riconducibile a un ben preciso programma iconografico tendente a celebrare le glorie e i fasti della famiglia Barbarigo, in particolare nel piano nobile; ripropone, inoltre, in quello superiore, alcuni tra i più celebri miti greci.