Su prenotazione, tutti i giorni della settimana.
346 6190328 (Tessari Roberto)
347 4906340 (Tessari Diego)
Ingresso offerta libera.
In Val Liona, come in altre zone dei Colli Berici, i mulini fecero la loro comparsa storicamente a partire dal XIII secolo, a seguito dello sviluppo dell’agricoltura, favorito dall’introduzione dell’aratro e dalle bonifiche prima dei Benedettini e poi delle grandi famiglie patrizie veneziane. Il progressivo aumento della produzione di cereali determinava la necessità di lavorarli per ridurli in farina.
Si diffuse così il mulino, una delle macchine più complesse dell’epoca, che aveva il vantaggio di impiegare un’energia, quella idraulica, che non costava nulla. Nel Medioevo il diritto di costruire mulini e di macinare grano apparteneva al Vescovo o al signore locale, e la Repubblica Veneta si mantenne il diritto di regolamentare l’uso delle acque, per cui i mugnai dovevano presentare una “supplica” per essere “investiti” dell’acqua, per poterla cioè utilizzare per il proprio mulino.
Nel corso dei secoli le sorgenti dei Colli Berici vennero opportunamente incanalate e lungo le rogge sorsero numerosi mulini. Alla fine del 1700 ne furono censiti ben 63, di cui 16 nella Val Liona, zona favorita dal lento defluire delle acque dello scolo “Liona”.
I mulini vennero costruiti là dove si poteva sfruttare il salto dell’acqua.
Attraverso ingegnose canalette in legno l’acqua veniva portata sopra la ruota e fatta precipitare nelle cassette poste sulla corona: il peso dell’acqua nelle “coppe” imprimeva il moto alla ruota e a tutta la macchina (mulino “a coppedello”). In pianura invece al posto delle cassette la ruota aveva delle pale curve che venivano spinte dalla corrente dell’acqua.
I mulini della vallata, ricordati negli atti notarili a partire dal 1500, venivano gestiti in proprio o dati in affitto. In questo caso veniva stimato il valore del fabbricato e dei singoli pezzi del macchinario del mulino.
L’attività molitoria in Val Liona mantenne una certa importanza fino all’ultima guerra, quando giravano ancora una dozzina di ruote a mulino; ma con il diffondersi dell’energia elettrica e dei mezzi di trasporto, accompagnato dal calo della produzione dei cereali e dalle mutate abitudini alimentari, l’attività è definitivamente emigrata verso la pianura, concentrata nei mulini industriali.
In località Pederiva sono sopravvissuti fino a pochi decenni fa il Mulin de Bicio alle Acque, il Mulino Piombino in via Gianesin e il Mulino Zucca in via Casamento: l’unico attualmente ancora attivo è il Mulino Dugo Tessari, in via Gianesin.
Il mulino Dugo ha due macine di pietra sopra un castello completamente di legno: quella sotto rimane fissa e quella sopra, dentata, ruota. Lo completano una serie di macchinari ausiliari ed attrezzi, come la “pinza” per alzare le mole, per consentire la scolpitura dei denti. I meccanismi sotto l’impalco sono ora in ferro, come la grande ruota esterna, ma in passato fino al 1930 circa erano di legno, rifatti ed aggiustati centinaia di volte sin dal 1400. Il mulino comunque conserva ancora oggi la struttura e la funzionalità di 600 anni fa.
Quando il mulino è in funzione non si può non rimanere affascinati dalla musica di sottofondo, ovvero quel suono prolungato, sommesso, ma nello stesso tempo intenso, che scaturisce dallo scorrere dell’acqua, dalle pale in movimento della ruota, dai cigolii dei meccanismi, dal grano che scende chicco dopo chicco nella macina e dallo strofinio tra le due ruote di macina in pietra.
Il Mulino è di proprietà della famiglia Tessari alla quale apparteneva Mario Tessari, detto “Mario Menin”, il quale è stato l’ultimo vero “munaro” dei Berici, una persona che ha dedicato quasi settant’anni a questo antico mestiere. Di lui sappiamo che ha cominciato questo lavoro a soli otto anni, condividendo poi per decenni il mulino con i fratelli Antonio e Cesare. I tre lavoravano tutto il giorno e in certi periodi anche di notte. Mario durante la sua vita ha girato in lungo e in largo la Val Liona con un carro trainato da un’asina, con il quale trasportava al mulino il granoturco acquistato dai coltivatori locali e la farina che vendeva poi a tante famiglie e alle trattorie della valle.
Da decenni il mulino è meta di visite da parte di scolaresche, provenienti anche da fuori provincia e da turisti che sul fine settimana passano in Val Liona a visitarlo.
Dopo la scomparsa di Mario Tessari, a mantenere ancora attivo questo antico mulino ancor oggi ci pensano il figlio Roberto e il nipote Diego.
Su prenotazione, tutti i giorni della settimana.
346 6190328 (Tessari Roberto)
347 4906340 (Tessari Diego)
Ingresso offerta libera.