Si svolgerà
dal 15 al 25 maggio la XXIX edizione di New Conversations – Vicenza Jazz, con la direzione artistica di Riccardo Brazzale: 10 intensissime giornate di programmazione con concerti ed eventi speciali fra il Teatro Olimpico – il teatro coperto più antico al mondo, capolavoro e ultima opera progettata da Andrea Palladio, inserito dall'UNESCO tra i beni patrimonio mondiale dell'umanità – il Teatro Comunale, la Basilica Palladiana, Palazzo Chiericati (sede del Museo Civico), la Chiesa di Santa Corona e il Cimitero maggiore, oltre a una serie di luoghi come cinema, librerie, caffè e negozi che ospiteranno le performance degli artisti più giovani. Un festival diffuso, dunque. Un'intera città in festa, in primavera inoltrata.
Il visual di quest’anno, inoltre, nasce dalla collaborazione con Illustri Festival ed è firmato dall’artista e illustratore di fama internazionale Joey Guidone, i cui lavori sono spesso pubblicati da testate come il New York Times e Nature.
L’apertura vera e propria del festival è invece affidata il 15 maggio a una della più importanti e prestigiose realtà della musica contemporanea mondiale, il celeberrimo
Kronos Quartet che, in prima nazionale, si esibirà nell’incantevole scenario del Teatro Olimpico per l’unica data italiana del tour internazionale che dal 2023 celebra i 50 anni di attività.
Di assoluto rilievo anche la
serata di chiusura, il 24 maggio al Teatro Comunale, con il live in prima nazionale (e apertura del tour europeo) di First Meeting, formazione che riunisce una serie di musicisti di altissimo profilo: il pianista, percussionista e compositore cubano Gonzalo Rubalcaba, più volte premiato ai Grammy e osannato dalla critica mondiale, oltre ad essere stato definito nel 1985 nientemeno che da Dizzy Gillespie come “il miglior pianista che ho ascoltato negli ultimi 10 anni”; il sassofonista statunitense Chris Potter, fra i musicisti più influenti della sua generazione; il contrabbassista di San Francisco Larry Grenadier e il batterista texano Eric Garland.
Una serata che verrà seguita dal suggestivo concerto alle prime luci dell’alba del
25 maggio della violoncellista e polistrumentista irlandese
Naomi Berrill che incanterà il pubblico del festival al Parco di Villa Guiccioli a Monte Berico, da cui si può ammirare l’intera città.
Fra produzioni originali, prime assolute o europee e nazionali, performance in sedi museali, progetti speciali e appuntamenti più piccoli diffusi nel tessuto urbano, anche quest’anno, il festival si muoverà secondo una linea consolidata che mette insieme tradizione e innovazione, grandi artisti e della scena internazionale e giovani musicisti emergenti, in un dialogo continuo fra la storia del jazz e i nuovi linguaggi. Un festival che per questa XXIX edizione ha scelto come titolo: Elogio dell’errore.
Il leggendario
Al Di Meola, universalmente considerato come uno dei più importanti chitarristi degli ultimi cinquant’anni, a Vicenza Jazz in versione “acoustic trio”. Gli altrettanto leggendari
Yellowjackets, una band che, con oltre 40 anni di carriera alle spalle, costellata da innumerevoli riconoscimenti, ha scritto la storia della fusion e del jazz elettroacustico.
Quindi, la serata-evento realizzata in collaborazione con “Le settimane musicali al Teatro Olimpico di Vicenza”: il concerto in trio del pluripremiato pianista armeno
Tigran Hamasyan in grado di trovare il perfetto equilibrio fra jazz e musiche della tradizione d’origine. Intrisa di spiritualismo cosmico sarà invece la proposta di un altro trio, quello del pianista sudafricano
Nduduzu Makhathini, che lega magnificamente trascendenza e cura per le proprie radici e la storia del suo popolo.
Il trombettista americano
Ralph Alessi, entusiasticamente celebrato da testate come il New York Times o il Guardian, al festival per la sua unica data in Italia in formazione trio, cui si aggiungono due esponenti di spicco della scena avant-gard, il chitarrista francese
Marc Ducret e il batterista americano
Jim Black. Un’intera serata dedicata al piano solo con l’esibizione del talentuosissimo
Shai Maestro, seguita da quella del virtuoso
Sullivan Fortner fresco di Grammy. Ma anche un’intera giornata di performance in sedi museali in occasione della Notte dei Musei.
E poi ancora: l’estrema versatilità del chitarrista americano
Marc Ribot - che nell’arco della sua carriera ha suonato con artisti del calibro di Tom Waits, Elvis Costello, Robert Plant, Caetano Veloso, Marianne Faithfull e Norah Jones, per citarne soltanto alcuni – a Vicenza Jazz in una doppia versione, in solo e poi insieme alla chitarrista di origini boliviane ma pienamente inserita nella scena di Brooklyn, Ava Mendoza, protagonista al festival anche per la sua partecipazione al grande progetto speciale di questa edizione: il concerto In The Name of Rosa Parks.
A celebrare l’icona dei diritti civili, Rosa Louise Parks, a 20 anni dalla sua scomparsa e a 70 anni dal gesto che la rese famosa in tutto il mondo – il rifiuto di cedere il posto sul bus a un maschio bianco in un’America ancora segnata dalla segregazione razziale, dando di fatto il via alle lotte per i diritti civili degli afro-americani – saranno il bassista, polistrumentista, compositore e poeta americano
William Parker con la formazione Circular Pyramid, che oltre alla Mendoza prevede un suo compagno di viaggio di lunga data, Hamid Drake, considerato uno dei più grandi batteristi jazz degli ultimi decenni.
In questo orizzonte ideale si inserisce inoltre il rinnovo della collaborazione del festival con il Cinema Odeon che negli stessi giorni programmerà il film Soundtrack to a Coup d'Etat, pellicola attualmente in lizza per gli Oscar 2025, la cui storia è ambientata nel Congo di Patrice Lumumba, assassinato con la complicità della Cia: tutta la colonna sonora (ma anche la storia stessa) è intrisa di jazz e jazzisti, in primis il batterista Max Roach e sua moglie, la cantante Abbey Lincoln. Un vero e proprio focus dunque che ci ricorda che il jazz, storicamente, è il linguaggio prediletto dei musicisti impegnati in prima linea sul fronte dei diritti civili.
C’è poi la nutrita pattuglia di musicisti italiani di altissimo profilo e di generazioni diverse. A partire dalla
Lydian New Call guidata dallo stesso Riccardo Brazzale, un’evoluzione della storica
Lydian Sound Orchestra che quest’anno presenta una line up di ultima generazione: Gaia Mattiuzzi, Manuel Caliumi, Giovanni Fochesato, Giulia Barba, Michele Tedesco, Glauco Benedetti, Marcello Abate, Nazareno Caputo, Salvatore Maiore, Federica Michisanti e Bernardo Guerra. Sempre sul fronte della scena nazionale, spiccano: un grande maestro come il pianista
Franco D’Andrea in trio con il contrabbassista
Gabriele Evangelista e il batterista
Roberto Gatto; i due ex enfant prodige, oggi artisti maturi e dal forte credito internazionale, il pianista
Alessandro Lanzoni in quartetto con il sassofonista
Francesco Cafiso; e, inoltre, il duo composto dalla cantautrice e attrice Flo e dal pianista
Enrico Zanisi con il loro viaggio di contaminazione pura fra il jazz e le musiche e le storie del mondo, non solo mediterraneo.
A tutto questo, che costituisce la densa e articolata programmazione di New Conversations – Vicenza Jazz 2025, si aggiungono una serie di altri appuntamenti speciali come la finale dell’Olimpico Jazz Contest - quest'anno dedicato ai batteristi, in ricordo di uno dei più grandi percussionisti di sempre, Roy Haynes, scomparso da pochi mesi – e le ormai immancabili e imperdibili esibizioni al Cimitero Maggiore che da anni contraddistinguono il festival.
Infine, al tramonto, all’ora dell’aperitivo ma anche a tarda notte, una miriade di live più piccoli, sparsi fra librerie, negozi, caffè e altri luoghi che inonderanno il tessuto urbano, trasformando per 10 giorni la città di Vicenza in un vero e proprio turbine di beat e suoni.
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