Villa Caldogno venne fatta costruire dall’omonima nobile famiglia vicentina intorno al 1565. Palladio, amico di famiglia dei Caldogno, operò su una struttura preesistente, forse della prima metà del Quattrocento, ben visibile nel seminterrato che ospita attualmente la biblioteca comunale
Il millesimo (1570) segnato sulla facciata anteriore della Villa, preceduto dal nome del committente “Angelus Calidonius Luschi Filius”, ci dà la certezza che entro tale data non solo la parte muraria, ma anche la diffusa decorazione interna erano terminate.
La Villa, pur non essendo inserita nei “Quattro libri dell’Architettura”, è ritenuta dai critici opera autografa di Andrea Palladio. Particolarmente significativo il prospetto principale, con i tre archi chiaroscurati dalla cornice bugnata che scandisce l’atrio.
La facciata posteriore registra strette analogie con quella principale, analogie che sono state però alterate nella seconda metà del ‘600 dalla costruzione di due torricelle quadrate che racchiudono le scale a chiocciola per accedere al sottotetto.
All’interno del piano nobile, ricchissima la decorazione pittorica. Giovanni Antonio Fasolo (1530-1572) descrive scene di vita in villa, mentre Giovanni Battista Zelotti (1526-1578) racconta leggendarie vicende di storia romana. Più tardi il giovane Giulio Carpioni (1613-1679) tratterà temi tratti da opere a carattere bucolico.
Di recentissimo recupero il seminterrato, che riporta integro e leggibile il sistema idraulico palladiano. La Villa è inserita nel piacevole contesto del parco pubblico che la contorna, dove si trovano gli edifici degli annessi, con ampio colonnato, e del bunker, struttura ipogea che risale alla seconda Guerra Mondiale, restituita in chiave contemporanea.
La villa, oggi di proprietà del comune di Caldogno, è utilizzata per attività ed eventi culturali.