Dominano la corte dieci fusti di colonne in mattoni che con capitello e trabeazione avrebbero superato i tredici metri d’altezza, uniche tracce della facciata di una grandiosa residenza di campagna, mai realizzata, progettata da Andrea Palladio. Sui plinti delle basi in pietra delle colonne, accanto al nome di Iseppo Porto, sono incise delle cifre che sembrano indicare l’anno di costruzione della villa.
La data, che si presenta poco leggibile, è comunque additabile, come quasi unanimemente riconoscono gli studiosi, al 1572. Porticati più bassi, a forma di quarto di cerchio avrebbero dovuto collegare ai due lati il corpo dominicale con gli annessi agricoli. L’edificio non fu mai completato in quanto nel 1580 sia Iseppo che il Palladio muoiono. Secondo alcuni studiosi i lavori a questa villa vennero sospesi a causa delle spese incontrate dalla famiglia Da Porto nell’erigere il palazzo di Vicenza, o comunque per ricostruirlo dall’incendio che lo distrusse, ma, fino ad ora, nessun documento conferma questa ipotesi
Corte privata
