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PALAZZO VALMARANA
Nel centro storico di Vicenza, nel tratto iniziale di corso Fogazzaro venendo dall’incrocio con corso Palladio si può ammirare Palazzo Valmarana, opera cinquecentesca del noto architetto Andrea Palladio.
Il progetto venne commissionato a Palladio nel 1565 da Isabella Nogarola, vedova di Giovanni Alvise Valmarana, e la costruzione si svolse a partire dal 1566, protraendosi nel decennio successivo. L’intervento era finalizzato a un rinnovo monumentale della residenza della famiglia.
La facciata di palazzo Valmarana è una delle realizzazioni palladiane più straordinarie e insieme singolari. Per la prima volta in un palazzo, un ordine gigante abbraccia l'intero sviluppo verticale dell'edificio: si tratta evidentemente di una soluzione che prende origine dalle sperimentazioni palladiane sui prospetti di edifici religiosi, come la pressoché contemporanea facciata di San Francesco della Vigna a Venezia. Così sulla facciata di palazzo Valmarana appare evidente la stratificazione di due sistemi: l'ordine gigante delle sei paraste composite sembra sovrapporsi all'ordine minore di paraste corinzie, in modo tanto più evidente ai margini dove la mancanza della parasta finale rivela il sistema sottostante, che sostiene il bassorilievo di un soldato in armatura con le insegne Valmarana. Tale soluzione contribuisce all'armonioso inserimento della monumentale quinta architettonica lungo la sequenza del fronte stradale, determinando un'opportuna mediazione tra i ritmi e le proporzioni grandiose del palazzo e le composizioni più dimesse dei palazzi adiacenti.
All'interno del palazzo l'androne conduce al notevole portico ionico colonnato aperto verso il cortile. La distribuzione interna, a seguito di successivi accorpamenti di fabbricati vicini, ha subito stravolgimenti che non consentono una lettura coerente dell’assetto originario, anche per i gravi danni inferti dai bombardamenti del marzo 1945, che colpirono soprattutto la copertura e il fronte posteriore del palazzo. Al tragico evento seguì il restauro protrattosi fino agli anni Sessanta del Novecento curato per conto di Vittor Luigi Braga Rosa alla quale fu donato il palazzo. Egli mise in cantiere un’opera di ricostruzione delle parti perse durante la guerra, aggiungendo decorazioni e opere d’arte.